BOFFA, DUE SECOLI DI STORIA

Di Andrea Mangoni

 

Correva la metà circa del XIX secolo. Le campagne del padovano, da secoli famose per la qualità delle proprie produzioni avicole, stavano lentamente perdendo quello che era sempre stato il loro vanto: la Gallina di Polverara.  Indebolita dalla consanguineità e minata da incroci poco felici, la razza che dal 1400, col nome di Gallina Padovana, era stata l'orgoglio delle esportazioni avicole della Provincia stava vivendo un momento davvero drammatico. Eppure, in quello stesso momento storico, molte atre razze di polli venivano selezionate nel contado padovano, a volte iniziando proprio da quegli stessi incroci che vedevano la Polverara come punto di partenza.

 

Gruppo di Boffa alla Fiera del Levante (1932)La razza Boffa nasce proprio in questo periodo. Il giornale "Guida del Pollicultore" la descrive, verso il 1879, come buona produttrice di carne e dotata di un mezzo ciuffo posteriore. Ma la caratteristica che le ha valso il suo nome è di certo la presenza di barba e favoriti,  caratteristica che ci aiuta in qualche modo a riconoscerne l'origine. Infatti, al momento delle prime citazioni storiche della Boffa, erano quasi certamente presenti nel padovano solo due razze di polli dotate di questa caratteristica: la Polverara e la Padovana Gran Ciuffo. C'è da fare però una considerazione: la Padovana Gran Ciuffo era all'epoca giunta da poco in zona, grazie alle importazioni di pollame dalla Francia, come segnalano diversi autori; inoltre essa era di taglia abbastanza piccola e per di più presente solo in pochi allevamenti di amatori. La Polverara invece era sì scarsamente diffusa, ma perlomeno erano abbondantemente presenti in provincia i suoi incroci; inoltre la grande taglia avrebbe più facilmente permesso di ottenere animali di buone dimensioni come la Boffa. In ogni caso, è forse impossibile stabilire da fonti storiche se la nostra protagonista derivi dall'una o dall'altra razza; solo un esame genetico potrebbe aiutarci a dipanare questo mistero.

 

Quale che sia la sua origine, la Boffa mostrava caratteristiche estremamente interessanti. Era una razza di taglia medio pesante, le cui femmine raggiungevano i 2,5 Kg (taglia non da poco per l'epoca). In più aveva una lieve tendenza alla cova, ed era una discreta fetatrice. La pelle gialla veniva certo incontro ai gusti commerciali diffusi nel nostro Paese, ed in generale essa suscitava le simpatie di non pochi contadini del Veneto, tanto che essa si diffuse nel tempo dal padovano ad altre regioni come il vicentino ed il veronese. Il Pollaio Provinciale di Padova, negli anni '20, decise di sostenerne la selezione e l'allevamento, conservandone un gruppo di colorazione "avana scuro" (sic) in purezza. Questi animali presero anche la via della Gran Bretagna, dove nel 1932 vennero esposti all'Esposizione del Crystal Palace, riscuotendo un discreto successo e trovando nella terra d'Albione anche degli acquirenti.

 

Boffa con pulcini, fine anni '40 del secolo scorsoLe cose purtroppo non tardarono a peggiorare, per la Boffa così come per le altre razze venete. Alla fine degli anni '30, infatti, il nuovo direttore del Pollaio Provinciale di Padova, il dott. Giuseppe Squadroni,  decise di sospendere l'allevamento della Boffa, della Pesante Padovana, della Megiarola e della Cuccola per dedicarsi solo all'allevamento della Livornese e dei suoi incroci con la Megiarola. Questo segnò l'inizio della fine per tutte e quattro le razze in questione, che intrapresero un lento declino. L'arrivo successivo degli ibridi commerciali rese ancor più difficile la vita ai polli autoctoni veneti, e così la Boffa si ridusse sempre più di numero, finendo anche per scomparire dai suoi mercati tradizionali (come quelli dei Colli Euganei e della Saccisica). Se ancora agli inizi degli anni '80 del secolo scorso era possibile trovarne degli esemplari a Venezia, nel padovano e nel veronese, in pochissimo tempo la razza scomparve, fagocitata dall'abbandono e dai continui incroci.

 

 Ma la Boffa non era ancora del tutto perduta. O almeno, così ne ero convinto: dopo aver parlato col sig. Bruno Rossetto, memoria storica dell'Avicoltura padovana, mi ero convinto che forse qualche contadino o allevatore nella zona della Saccisica o in quella dei Colli Euganei poteva ancora avere dei polli le cui ascendenze fossero rintracciabili nella nostra antica razza barbuta. Così, armato di pazienza e costanza, iniziai a cercare, battendo strada per strada le zone in cui sapevo per certo esservi stati degli allevamenti di Boffa. I risultati purtroppo furono scarsi: raccolsi infatti diverse testimonianze di vecchi allevatori ma nessun riscontro certo che riguardasse questi animali. Trovai anche, in un allevamento amatoriale, un piccolo numero di capi barbuti di piccola taglia che però dovevano (quasi certamente) le proprie caratteristiche non tanto ad una parentela con l'antica Boffa ma a qualche incrocio con la Polverara. Sarebbero stati comunque, pensavo, un buon inizio per pensare ad un'eventuale ricostituzione della razza stessa.  Ma per fortuna la sorte iniziava a girare.

 

Gruppo di BoffaTutto cambiò infatti in una bella giornata primaverile, quando per caso in un noto forum di Avicoltura comparvero alcune foto che mostravano delle galline barbute. Le loro caratteristiche richiamavano irresistibilmente alla memoria quelle della Boffa, per cui fu giocoforza contattare immediatamente l'autore del post, Marco Bindocci, per ottenere maggiori informazioni. Fu così che, nei mesi successivi, Marco raccolse maggiori informazioni sul ceppo da cui provenivano i suoi animali. Questi gli erano infatti stati dati da un anziano allevatore settantenne, che a sua volta li aveva ricevuti quasi cinquant'anni prima da una zia sposata ad un emigrante veneto che dalla sua regione natia aveva portato con se proprio un gruppo di queste galline! Alcune caratteristiche "arcaiche", come la presenza di ciuffo posteriore in molti esemplari, facevano pensare che il ceppo in questione derivasse non dal gruppo di animali del Pollaio provinciale di Padova ma da animali meno selezionati e più antichi, simili cioè a quelli descritti per la prima volta verso la fine dell'Ottocento. Grazie all'aiuto di Marco riuscii a convincere l'anziano allevatore a cedermi un piccolo gruppo di riproduttori, scelti tra i pochi esemplari privi di ciuffo posteriore.

 

E fu così che, la mattina del 10 dicembre 2009, potei liberare in un pollaio appositamente preparato per loro i tre animali. Dopo pochi minuti il gallo si erse in tutta la sua altezza e lanciò il suo richiamo con voce roca e possente. Fu una grande emozione poter ascoltare di nuovo questi animali cantare il proprio saluto al sole nella propria regione d'origine, il Veneto. Ed è stato con grande emozione che ho visto schiudersi le prime uova, lo scorso febbraio, ed ammirare i pulcini muovere i propri primi passi. Oggi come oggi la Boffa è ancora lontana dall'essere fuori pericolo, ma di certo il suo futuro si presenta meno cupo; la selezione ed il recupero di questa razza ha visto il proprio via, nella convinzione che stavolta essa sia tornata per restare.   

 

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